venerdì 2 ottobre 2009

NEMBROT LIVE WITH L' ENFANCE ROUGE


DOMENICA 18 OTTOBRE 2009
ORE 22:OO
AL CELLAR THEORY
NAPOLI (vomero)

apertura al concerto di:
L'ENFANCE ROUGE

lunedì 24 agosto 2009

TRIBUTE TO BURROUGHS


" la cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili"

installazione sound/art + performance

sabato 29 agosto 2009
castello medievale
S. M. di Castellabate (Sa)
ore 21:00

mercoledì 22 luglio 2009

RECENSIONE SU SODAPOP

Io e l'ordine non siamo mai stati i migliori amici e purtroppo, pur cercando disperatamente di metterci una toppa, crescendo la cosa non fa che peggiorare, per quanto continui a ripetermi che "il kaos è tipico delle persone creative" (cazzata su cui quelli come me hanno edificato fior fior di auto-giustificazioni): a conferma di ciò, credevo di aver postato questa recensione parecchi mesi fa quando i Nembrot mi avevano fatto arrivare questo demo. Per fortuna non tutto il male vien per nuocere ed è accaduto che i Nembrot li abbia anche visti in azione ed abbia focalizzato meglio alcune delle impressioni che avevo avuto ascoltando questo CDr.
Si tratta di un trio a due chitarre e batteria che sporadicamente usa la voce: uno dei primi inevitabili accostamenti che mi sono venuti in mente è quello ai Sonic Youth prima maniera, quindi non quelli della forma canzone ma quelli dei tappeti di chitarre tagliati dalla batteria, e quest'ultima è una delle migliori caratteristiche del gruppo, infatti il "batterismo" è quello che spinge il gruppo altrove; invece di ricordare Steve Shelly direi che fra lamiere, pelli e metalli assortiti ci si potrebbe trovare fra Chris Cutler ed Einsurzende Neubauten quando non erano ancora dei dandy del cazzo da conversazione al DAMS. Per quanto la registrazione non renda al meglio le qualità strumentali del gruppo e pur non essendo completamente convinto dal cantato, si tratta della classica materia grezza da cui si potrebbe tirare fuori un gran bel gruppo, anche perchè se è vero che il contesto culturale è quello che influenza in modo determinante la crescita degli individui, è più facile pensare che l'aura mefitica con la quale saranno cresciuti questi ragazzi non sia poi così distante da quella della No New York delle pere di James Chance. Tracce lunghe, ambientazioni fra feedback più o meno controllati, tappeti inframezzati da ritmiche tenute su pelli e lamiere e atmosfere fra il cupo ed il desolante. Ripeto, si tratta ancora di materia che va raffinandosi, ma lavorando di fino le carte ci sono tutte ed è triste constatare che questa sarebbe la migliore pubblicità progresso sulla periferia di Napoli, al di là di tutti i sensazionalismi di Gomorra (che resta un film più che decente), che per ora ha ottenuto come unico effetto di allontanare i turisti dalla città del Maschio Angioino.

di Andrea Ferraris vai al sito della recensione

giovedì 7 maggio 2009

RECENSIONE SU KATHODIK

Nembrot ‘Nembrot’

(Officine Frog 2008)

Al giorno d’oggi è piuttosto difficile imbattersi in un disco di industrial/noise che sia interessante – e questo soprattutto nell’ambito italiano: l’impressione è che il genere in questione sia ormai ridotto ad una mera accozzaglia di stereotipi sonori, dal momento che molti musicisti si limitano a manipolare il suono delle chitarre, suonare qualche strumento inconsueto, infarcire le partiture di rumori della più disparata provenienza e mescolare il tutto più o meno a casaccio, senza alcuna progettualità di fondo.
Non è questo il caso, per fortuna, dei napoletani Nembrot. Pasquale “pAko-P” Pierno (chitarre e interpretazioni), Gregorio Cassataro (chitarre ed elementi sonori) e Carmine Morelli (batteria e percussioni “nembrotiche”), attivi sulla scena musicale sin dal 2001, hanno realizzato un album di «avant-noise sperimentale» (la definizione è loro) capace di non solo di non annoiare, ma di stupire l’ascoltatore per tutta la sua durata.
La forza dei Nembrot sta nella loro capacità di mescolare i riferimenti alla scena internazionale noise-rock, industrial e kraut in lunghe composizioni in cui improvvisazione e strutturazione sono assolutamente in equilibrio. Tracce come Insano, La Refurtiva Del Vile (un gorgo infernale di suoni stranianti ed ultradistorti arricchito da un bel testo recitato con foga sempre crescente da Pierno), 3, brano privo di titolo in cui si alternano una prima parte all’insegna di un’isteria sonora ed una seconda dominata da una martellante marcia post-industriale; e ancora: la trilogia di Claustrofobia (pt. 1, pt. 2, pt. 3), ideale ponte di congiunzione tra la ricerca industrial/rumoristica ed il minimalismo di stampo kraut versante Can e il delirante crescendo (con tanto di urla sconnesse) di Incondizionata Resa, rappresentano una vera e propria boccata d’ossigeno in questo genere.
Ultima notazione: il disco è scaricabile gratuitamente sul sito delle Officine Frog, www.officinefrog.it.

Marco Loprete


Recensione su Kathodik



lunedì 23 marzo 2009

FOLK INDUSTRIAL NIGHT


NEMBROT LIVE @ RISING SOUTH via S. Sebastiano - Napoli
in occasione di:

ANTEPRIMA DISFUNZIONI SONORE

selezioni musicali: dj Bondage

RECENSIONE SU ASAP FANZINE


Il futurismo fu una corrente artistica a 360° che nel suo nonsense influenzò notevolmente la cultura successiva. Nonostante questo in molti considerano il futurismo, in letteratura ad esempio, un insieme di simboli senza senso. Con le debite proporzioni, questo è l’approccio che si potrebbe utilizzare verso questa band campana, i Nembrot, che fa dello sperimentare il proprio cavallo di battaglia. Il loro suono è un misto di noise, ambient surreale, con una forte attrazione per quello che può essere definito suono industriale, e a sostegno di questo, troviamo l’utilizzo si strumenti non convenzionali, come lamiere, teglie, trapani e ferraglie varie, quelli che nella nota di presentazione del disco, vengono definiti “detriti della società post moderna”. La ricerca riveste un ruolo fondamentale per la band, che non trova stimoli nella classicità dei suoni e delle accordature, ma ricerca continuamente nuovi suoni, nuove soluzioni… dove conduce questa ricerca? Questa è la domanda che mi pongo ascoltando le tracce di questo disco, che fluiscono come le spire di una catena che si muove pesante. Potrebbe rappresentare un’espressione nuova, ma potrebbe nel contempo essere catalogato come un cd tanto ostico quanto privo di un suo senso.
Di sicuro si tratta di un ascolto ostico, che può restituire più di un’emozione superficiale solamente ad un ascoltatore preparato che approcci questo lavoro così particolare nella maniera più corretta.

Roberto Conti

NEMBROT SU ASAP FANZINE

mercoledì 18 marzo 2009

ARTICOLO SU ZERO

C’è chi li ha definiti eredi dei Pink Floyd, chi pensa producano solo un fastidioso rumore; ma i Nembrot sono i Nembrot: unici per il loro sound, l’intensità dei pezzi e l’atmosfera surreale che si crea ogni qual volta i loro strumenti (spesso non convenzionali) “vibrano” in maniera assolutamente singolare.
Brani come “Insano” conducono l’ascoltatore in una dimensione quasi lynchiana, che si protende ne “La refurtiva del Vile” passando per “Claustrofobia” (3parti) fino ad arrivare a “Incondizionata resa”.
Un viaggio non solo musicale ma piacevolmente nembrotico, che vale la pena intraprendere.

Maria Grazia Izzo

http://napoli.zero.eu/eventi/2009/03/21/nembrot/

sabato 28 febbraio 2009

PRESENTAZIONE NUOVO ALBUM

PRESENTAZIONE NUOVO ALBUM
non badare al mio silenzio



esposizione "CHIODI E PASSIONE"

dell'artista Camillo Capolongo






selezioni musicali

industrial-dark
dj bondage-dj white marble


sabato 21 marzo ore 22:00


cellar theory

via bonito, 24 - Napoli(vomero)

lunedì 26 gennaio 2009

RECENSIONE SU ONDAROCK


http://www.ondarock.it/recensioni/2009_nembrot.htm


Il rumore come colonna ideale della vita post-moderna. Perché, come scriveva Witkiewicz, “il rumore è una cosa grande, il rumore assorda, acceca, annienta la volontà, crea una vera follia dionisiaca in una dimensione astratta, ultraterrena, eppure è, in senso reale, e non solo come una astratta promessa”.

Creature fragili si aggirano tra i meandri di questi suoni non-suoni che i Nembrot (da Saviano, Napoli) erigono come muraglie di nebbie asfissianti, ricercando un senso a questa vita errabonda e senza scopo apparente.

Attivo dal 2001, il trio (che ho avuto il piacere di ascoltare per la prima volta dal vivo durante le finali di Campania Wave) costituito da Pasquale “pAko-P” Pierno (chitarre, lamiere e interpretazioni), Gregorio Cassataro (chitarre ed elementi sonori) e Carmine Morelli (batteria e percussioni “nembrotiche”) inscena con questo omonimo lavoro (rilasciato dalla netlabel napoletana Officine Frog, dal cui sito potete, gratuitamente, scaricare il disco) un rituale di purificazione in cui il coraggio delle scelte soniche va di pari passo con la forza di un’ideologia neo-romantica che vorrebbe scavare nuovi solchi nell’anima, sperando che il corpo vacilli ancora, che la mente rabbrividisca e che il cuore ricominci a battere per davvero.

E’ una musica “insana”, lavorata nell’alveo di tensioni oscure, tra Einsturzende Neubauten e Pink Floyd (quelli più esoterici), marziale quanto basta per dichiarare guerra al mondo che prosegue cieco e inebetito (“Insano”), ma, soprattutto, malefica e visionaria, come dimostra il “commovente” incubo psiconalitico di “La refurtiva del Vile”.

Frutto di un equilibrio ben dominato tra improvvisazione e strutturazione, questo è un suono che necessiterebbe, forse, di una cura maggiore per i dettagli, ma che, nondimeno, sa ben delineare i (labili?) confini che separano la fisicità più spinta di certo rumorismo rock dalla accecante frenesia avanguardista del free-noise (" ").

Le tre parti di “Claustrofobia” gettano un ponte tra i soundscape post-atomici tanto cari alla generazione “industriale”, le minimali dinamiche kraute (Can è il nome…) e i cunicoli sterminati in cui un vento siderale annuncia, malinconicamente, l’avvento dell’ultimo, disperato richiamo divino.

Un viaggio, quello dei Nembrot, che, a conti fatti, può dirsi tutto introspettivo, giocato sui chiaroscuri di un mondo interiore che non è mimesi del reale, quanto, piuttosto, sua trasfigurazione emozionale, non priva, tra l’altro, di velleità “redenzionali”. La furibonda progressione e il delirante, incendiario caos di “Incondizionata resa” non sono, infatti, il simbolo della capitolazione. Non possono esserlo, visto che la band ha il dovere morale di non fermarsi, perché il talento non si spreca…

di Francesco Nunziata

giovedì 8 gennaio 2009

DISCO ASCOLTABILE SU ROCKIT

Da oggi 8/01/2009 il disco è ascoltabile anche da rockit all'indirizzo:
http://www.rockit.it/pakone